Mese: Agosto 2023

Anri di Astora (Dark Souls III) e l’alchimia

NOTA: Questo articolo è una trascrizione di un video presente sul mio canale YouTube. Realizzo queste trascrizioni per coloro che hanno bisogno di cercare (o citare) facilmente un punto specifico del video. O che preferiscono la lettura all’ascolto.

Rispetto al video il testo è leggermente modificato per rendere la lettura più scorrevole. Visto che l’originale è un video – quindi un contenuto discorsivo – non ha ovviamente lo stesso grado di approfondimento di un contributo pensato per essere in forma scritta. Per quelli vi rimando all’elenco delle mie pubblicazioni.

Video: Il percorso alchemico di Anri di Astora (Dark Souls III)

Allora, eccoci qua per parlare del percorso di Anri in Dark Souls 3 come una sorta di chiave di lettura alchemica. Se non mi conoscete Io sono Francesco Toniolo, sono un professore universitario esperto di videogiochi. E ho trattato questo argomento in uno dei miei libri che è Le nuove anime oscure, uno dei miei due saggi dedicati al mondo dei Souls. Potete comprarlo da Amazon insieme a Queste anime oscure. in entrambi i libri ho preso volta per volta, capitolo dopo capitolo, personaggi, ambientazioni, meccaniche dei Souls – quindi non solo Dark Souls ma anche Bloodborne, Sekiro eccetera – e sono andato a parlare di tutta una serie di questioni anche culturali, che emergono in filigrana all’interno di questi videogiochi.

Quindi, in uno di questi capitoli ho fatto una rilettura alchemica del percorso di Anri all’interno di Dark Souls 3. Precisiamo anche che questo è un video divulgativo per YouTube, quindi andiamo un po’ a semplificare, anche da un punto di vista dell’alchimia. C’è dietro una tradizione molto lunga, molto complessa, spesso poco capita, quindi andremo ovviamente a prenderla in un’ottica piuttosto generale. Poi ripeto, se volete saperne di più prendete il libro. Ci sono tutti i riferimenti bibliografici, letture ulteriori che potete andare a vedere.

Innanzitutto noi abbiamo appunto tre personaggi tre primi personaggi che entrano in gioco in quest’ottica, in questo discorso di trasmutazione alchemica. Uno è il protagonista, quindi il nostro eletto, il personaggio che noi andiamo a controllare: il Chosen One. Poi abbiamo Anri e Horace.

Horace è caratterizzato dal mutismo. Non parla. Già questo è significativo. Ci sono anche tutta una serie di testi della tradizione alchemica legati a tale elemento. Lui e soprattutto Anri pensateli in un’ottica metaforica, legata alla trasmutazione dei metalli. Poi, in realtà, la trasmutazione dei metalli ha a sua volta a che fare simbolicamente con tutta un’altra serie di tramutazioni, di cambiamenti. Ma, ripeto, non è la sede per approfondire il discorso.

Comunque, in effetti, quando noi conosciamo Anri per la prima volta lo troviamo già abbastanza “minerale” nelle sue caratteristiche. Perché ha un’armatura, è seduto su una roccia, in un paesaggio a sua volta roccioso, dove appunto questo elemento prevale sulla vegetazione circostante.

Altra cosa: andate a fare caso anche ai colori. Questa componente cromatica che fa parte del processo Alchemico. Se ci pensate queste sono le tre fasi classiche che forse avrete anche sentito nominare: la nigredo l’albedo e la rubedo.

Qui abbiamo però un colore precedente che è il blu. Si parte dal blu perché appunto sono le sentinelle Blu. Anri e Horace fanno parte di questa covenant, di questo gruppo legato a questo colore. Un colore che generalmente, guarda un po’ il caso, in effetti precede o è contemporaneo a quello che è il nero, sempre in ottica alchemica.

Quindi iniziamo già a vedere dei parallelismi interessanti. Poi uno potrebbe anche fare questa domanda: tutto questo è voluto? In realtà penso di no. O meglio, non ci sono dichiarazioni di Miyazaki a riguardo. Quindi, che tutto ciò che dirò sia effettivamente voluto probabilmente no… che ci siano però state degli influssi, dei pensieri, probabilmente sì. Perché comunque è anche piuttosto noto ormai delle letture di Hidetaka Miyazaki che ha attinto a tutta una serie di tradizioni occidentali, in modo un po’ sparso, un po’ sparpagliato.

Il fatto che lui da giovane, da bambino, aveva questo interesse per tutta una serie di letture che non capiva fino in fondo, anche per la questione della barriera linguistica. E quindi appunto ne attingeva dei tasselli, dei segmenti, e poi andava a ricostruire un senso più ampio. Se vi ricorda qualcosa e state pensando a come funzionano Dark Souls e dintorni… Esatto è proprio quello, è proprio quella stessa modalità di approccio alla questione.

Quindi probabilmente ci sono state delle delle suggestioni, dei tasselli che poi ha ricombinato in un modo suo. Per cui, di nuovo, ci sono degli elementi di fascinazione, che rivelano comunque la ricchezza dei legami che noi possiamo fare emergere da un videogioco come questo.

Possiamo prendere un testo che è piuttosto interessante di Giuseppe Sermonti, che ha scritto un libro sulle sulle fiabe, una rilettura alchemica delle fiabe (Fiabe del sottosuolo) e lui parla di questa figura della “bambina”. Qui la bambina corrisponderebbe al nostro Anri.

Ora, Sermonti dice anche che la “bambina” non è necessariamente una femmina, non è necessariamente una bimba. Può essere anche una figura adulta, però usa questo termine per indicare questo stadio nascente della materia, della sua trasformazione.

Una “bambina” che è anche a rischio, sempre anche qui in un’ottica fiabesca, di essere mangiata, di essere divorata dal’Orco. L’Orco delle fiabe. Se pensate ce ne sono di tutti i generi, grandi divoratori di bambine e bambini dall’Orco di Pollicino, di Puccettino e tutta un’altra serie di figure. E anche qui in Dark Souls 3 in effetti abbiamo un orco. Più di uno in realtà, però quello che viene immediatamente in mente è il nostro Aldrich.

Aldrich è l’Orco della situazione, da cui Anri e Horace erano scappati eccetera eccetera. Sempre ne Le nuove anime oscure c’è anche un capitolo su Aldrich. in cui si spiega perché questo personaggio, meglio di tanti altri, va a rappresentare quella che potremmo definire la morale dei Souls.

Quindi c’è appunto un “Orco”. Il nostro Orco è Aldrich. Poi ci sono i “maghi”. Sempre nell’ottica di Sermonti, quando lui parla di come nelle fiabe si possano fare delle riletture alchemiche ci sono i “maghi”, che si affiancano alla “bambina”. Quindi i maghi sono responsabili del cambiamento.

Qui in Dark Souls 3 i responsabili del cambiamento per Anri sono potenzialmente due. Aggiungiamo sempre anche il termine “potenzialmente”, perché in base alle scelte che uno va a fare all’interno di Dark Souls 3 possono cambiare alcune cose. Volendo uno potrebbe anche non portare avanti questa storia: ammazzate subito Anri e fine della questione.

Però, tornando ai “maghi”, ne abbiamo due. Il Chosen One e/o a seconda punto dei casi Yuria. Qui abbiamo già uno schema piuttosto interessante. Ricordiamoci anche questo elemento di genere: se il nostro protagonista è un maschio, allora Anri è una femmina e viceversa. Questo perché, anche qui, c’è il discorso del matrimonio alchemico come unione degli opposti. Sole/Luna, maschile/femminile, re/regina che però appunto sono in una chiave simbolica.

Quindi c’è un forte senso di simbolismo. Il loro non è un matrimonio carnale ma un matrimonio mistico. Un matrimonio che ha tutta una sua simbologia. Quindi è chiaro che siano appunto legati a questi due generi.

In che modo bisogna avviare il nostro o la nostra Anri alla trasformazione? Attraverso l’operato del Chosen One in qualità di “mago”, quindi di addetto al cambiamento, alla trasmutazione della materia. Bisogna trovare quella che è la Nigredo. Quindi prima eravamo legati al blu, che è un colore embrionale, un colore di presentazione, un colore giovane per tanti aspetti. Anche questo è interessante, possiamo dirlo come curiosità, se andiamo a vedere il passato non c’era concettualmente il blu in tutta una serie di tradizioni, di popoli, di lingue. Se ci pensate, anche i poemi omerici hanno il mare colore del vino. Non è blu. Anche questo è interessante, anche se ci porta un attimino fuori dal nostro discorso.

Comunque, nigredo, cioè il più nero del nero. Anche definita la “testa di corvo”. Cosa c’è di di più nero del nero in ? L’Abisso. Uno potrebbe pensare che troviamo questa cosa nella cattedrale di Aldrich, ma in realtà c’è da fare un altro passaggio, prima. Quindi dobbiamo superare dei guardiani della soglia (per prendere un elemento narratologico) dell’Abisso. Bisogna allora andare nelle catacombe di Carthus. Che tra l’altro si trovano sopra a quella parte magmatica (il Lago Ardente) che se vogliamo ha un corrispettivo alchemico. Perché è come la fiamma sotto l’atanor, sotto il forno alchemico. Quindi si possono trovare tutta una serie di parallelismi anche da questo punto di vista.

E lì oltre le catacombe abbiamo quella che è la battaglia con il Signore supremo Wolnir, che tra l’altro – anche qui, notate – era chiuso in un calice. E il calice potrebbe nuovamente indicare l’atanor o qualcosa di simile. Il Signore supremo Wolnir è un re, è un sovrano del passato. Ha vari elementi di regalità. Quindi, anche qui, che cos’è? Il “re vecchio”. Anzi, il “vecchio tiranno”, precisamente, che deve morire. Di nuovo, stiamo parlando in termini simbolici. Deve morire per far sì che la materia abbia il suo cambiamento. Questa “tirannia” per esempio è lo zolfo volgare o qualcosa di simile.

Comunque, le componenti residuali della materia vengono meno durante il processo Alchemico E un’altra cosa che viene meno sono le impurità. Ora, sempre in termini simbolici, quali sono le impurità che Anri si lascia dietro più o meno in questo punto? Horace.

Quindi via, ce lo togliamo di torno. Horace rappresenta appunto queste impurità della materia che rimangono indietro. Anri deve lasciarle alle spalle. Qui si trova, tra l’altro il nostro personaggio inghiottito in quelle che sono le tenebre delle catacombe, che sono anche poi tenebre dell’anima. Quindi un momento molto sconfortante, problematico, che però è una tappa necessaria perché questa nostra fase è funzionale a quella che è la trasformazione alchemica.

Ed è poi tempo di giungere a quella che una fase di di trasformazione legata un elemento che – guarda caso – è l’argento. E l’argento è un metallo per tante ragioni lunare. E guarda caso dov’è che usciamo dopo la lotta con Wolnir? A Irithyll, sotto la luna.

Anche qui seguiranno tutta una serie di trasformazioni. Poi ci saranno le altre due fasi del processo alchemico che ho trattato nel libro. Qui ci tenevo a farvi almeno una prima bozza sull’inizio del processo, poi non vado sulla parte successiva che è trattata nel libro Le nuove anime oscure. Però abbiamo già anticipato anche alcuni elementi come il matrimonio alchemico.

Ranni e il millenarismo – legami apocalittici in Elden Ring

NOTA: Questo articolo è una trascrizione di un video presente sul mio canale YouTube. Realizzo queste trascrizioni per coloro che hanno bisogno di cercare (o citare) facilmente un punto specifico del video. O che preferiscono la lettura all’ascolto.

Rispetto al video il testo è leggermente modificato per rendere la lettura più scorrevole. Visto che l’originale è un video – quindi un contenuto discorsivo – non ha ovviamente lo stesso grado di approfondimento di un contributo pensato per essere in forma scritta. Per quelli vi rimando all’elenco delle mie pubblicazioni.

Video: Ranni e il millenarismo. Legami apocalittici in Elden Ring

Quali legami ci sono tra Ranni di Elden Ring, l’Apocalisse di Giovanni e il millenarismo?

Se non mi conoscete Io sono Francesco Toniolo sono un professore universitario esperto di videogiochi. Ultimamente sto scrivendo quello che è uno dei miei nuovi libri in uscita, che sarà intitolato Interpretare Elden Ring [nota: nel frattempo il libro è stato pubblicato]. Come potete immaginare dal titolo, ho raccolto tutte le varie interpretazioni del videogioco, per darne una panoramica completa. Uscirà probabilmente all’inizio di ottobre o giù di lì. Quindi tenete d’occhio il canale e iscrivetevi per saperne di più.

Nel frattempo, se già non li avete letti, ci sono gli altri miei due saggi sulla serie dei Souls in generale con anche due capitoli su Elden Ring li trovate qui sotto sono Queste anime oscure e Le nuove anime oscure. Dateci un occhio, leggeteli, comprateli, e se l’avete già fatto recensiteli, che fa sempre piacere vedere un po’ i commenti delle persone.

Comunque, dicevamo di Ranni, un personaggio noto se conoscete Elden Ring. Secondo alcuni è l’effettiva protagonista di Elden Ring perché tutto, a seconda di come si va a interpretare, ruota intorno a lei. E ci sono dei legami interessanti con questi altri aspetti che stavamo citando, come il millenarismo.

Mentre stavo guardando queste varie fonti per il libro, una cosa che ho notato è che molte persone hanno provato a dare varie interpretazioni in un’ottica cristiana a quello che è Elden Ring. La cosa non ci stupisce: ci sono tutta una serie di simboli, di personaggi, di nomi che richiamano in modo più o meno diretto l’immaginario cristiano. Ovviamente ibridato, unito con quelle che sono altre tradizioni. Questo è chiaro, però anche solo la tartaruga-papa con la mitria sicuramente vi è venuta subito in mente.

Però non è tanto di quest’ottica generale che andremo a trattare la questione, ma di questo aspetto più specifico: molti si sono messi a dire: sembra che all’interno del gioco ci siano tutta una serie di rimandi, di collegamenti, con quello che è l’Apocalisse di Giovanni.

Un libro molto noto almeno di nome. In realtà ben pochi sanno cosa ci sia effettivamente dentro. Si tende a pensare – e anche questo è interessante per il discorso che andremo a fare – che sia da leggere in una chiave sostanzialmente escatologica. Quindi qualcosa che ha a che fare con la fine del mondo, coi tempi ultimi, con le cose ultime, i novissimi. Tra cui c’è il giudizio universale, quindi ciò che attende l’essere umano dopo la fine della vita.

Quindi l’Apocalisse sarebbe una sorta di profezia. Questa è una delle tante interpretazioni possibili. Ma in realtà si va anche a pensare da sempre che l’Apocalisse di Giovanni in realtà parli di altro. Seppur ammantata da questa terminologia, da queste immagini come i sette sigilli, le sette trombe, i vegliardi, i cavalieri diventati cavalieri dell’Apocalisse ecc.

Tutto questo andrebbe a raccontare in realtà degli eventi sostanzialmente storici, più o meno contemporanei al momento in cui è stato scritto il testo. Per cui, per esempio, un nome che potreste trovare molto frequentemente nelle interpretazioni è quello di Nerone. In particolare Nerone redivivo. Quindi non Nerone in sé, ma tutta una serie di persone che si erano spacciate per lui, con l’idea che fosse tornato eccetera. Questo potrebbe dare un senso a varie interpretazioni, sul fatto che la testa della bestia era stata ferita ma poi la ferita è guarita è tutta un’altra serie di cose che troviamo nel testo.

Quindi, insomma, questo è un po’ l’Apocalisse. Cosa c’entra Ranni e cosa c’entra soprattutto quest’altra parola che vedete, millenarismo?

Sul millenarismo devo dare un po’ di spiegazioni prima di arrivare a Elden Ring, quindi seguitemi un attimino. Il millenarismo identifica tutta una serie di movimenti che nella storia si sono susseguiti e che ci sono tutt’ora. Essi hanno sostanzialmente l’idea che la fine dei tempi sia più o meno prossima e che quindi ci saranno tutta una serie di cambiamenti più o meno – appunto – apocalittici, nel termine come lo intendiamo noi oggi, e di trasformazioni.

Però perché proprio “millenarismo”? Perché c’è un’idea che è molto strettamente legata all’apocalisse di Giovanni. Il fatto che ci sarà un regno di mille anni di Gesù Cristo. Poi alcuni lo intendono in un modo diverso: può essere anche una sorta di multiplo di mille in base a quella che è una sorta per esempio di settimana cosmica, in cui ogni giorno corrisponde a mille anni. L’età della terra, in quest’ottica, sarebbe di 7000 anni quindi il penultimo o l’ultimo giorno potrebbe essere questo.

Quindi questo regno di Cristo sulla Terra, durante il quale il demonio rimane imprigionato, è un periodo di grande splendore, di pace e tranquillità e quant’altro, al termine del quale arriverà effettivamente la prospettiva ultima, arriverà il giorno del giudizio alla fine dei tempi. Questo si declina Tra l’altro sia in ottica cristiana sia in ottiche ebraica. Chiaramente in un’ottica cristiana c’è l’idea del ritorno di Cristo. Prima di tornare per quello che è Il giudizio universale ci sarà questo periodo, quindi una sorta di momento paradisiaco ma sulla terra. Invece in un’ottica ebraica il Messia deve arrivare, quindi sarà l’effettivo arrivo del Messia.

Ora, innanzitutto, forse se avete ben in mente il dialogo di Ranni alla fine del suo finale in Elden Ring, forse vi è sia già accesa una lampadina, legata a questo numero. Quando siamo nel finale, abbiamo fatto tutta la quest di Ranni e lei viene evocata, dice appunto che l’ordine che fin lì c’è stato sarà annullato. Adesso ci sarà un nuovo percorso, sotto la guida della luna, e sarà un periodo di mille anni.

In particolare parla di questa sorta di viaggio astrale, questo percorso della durata appunto di mille anni. La cosa è già interessante perché è stata poi interpretata in tantissimi modi diversi. Vi dicevo appunto della ricchezza delle interpretazioni sui vari elementi di Elden Ring: è una cosa che sto trattando in vario modo e ci sarà proprio anche una parte del libro dedicata specificamente a Ranni e al suo finale.

Si toccherà anche la questione della traduzione, che magari toccheremo in altri video Ma in questo caso non modifica particolarmente il senso, perché sia il testo inglese che quello giapponese hanno questo elemento dei mille anni. Quindi non è una aggiunta o una interpretazione sbagliata o quant’altro, come può essere successo in altre occasioni.

Questo dei mille anni è allora un elemento fondante di questo discorso e forse si può interpretare effettivamente l’età delle stelle di Ranni in una prospettiva di millenarismo. Quindi il senso di questo suo regno, di questo periodo sotto la guida della luna, che durerà mille anni, è un regno che possiamo immaginare sia pacifico.

Per quello che ci va a dire Elden Ring non sappiamo molto, però sicuramente sembra aver perlomeno sbloccato quell’elemento di ciclicità, di ritorno su se stesso in cui si era trovato l’Interregno. Altri finali, seppur con prospettive diverse – soprattutto quello di base – rimetton tutto quanto nello stato precedente delle cose. Ci sono alcune differenze, ma non risolvono nulla del progressivo declino.

Qui con Ranni vediamo invece una trasformazione. Possiamo immaginare effettivamente una sorta di regno di pace, al termine del quale magari arriverà anche un momento di giudizio universale. Qui si va sull’interpretazione e l’immaginazione. Anche perché, chiaramente, ci allontaniamo sempre di più da quanto si vede in Elden Ring.

Ci sono però anche altri elementi interessanti, tra cui il fatto che, se torniamo sempre all’Apocalisse di Giovanni, una delle immagini che accompagnano questo discorso sui 1000 anni è quello dello sposalizio. Abbiamo uno sposalizio ovviamente simbolico. Viene indicata la sposa di Cristo. Questa si può intendere in vari modi, come la Gerusalemme Celeste, la comunità dei fedeli, la chiesa ecc. La chiesa sposa di Cristo è un’immagine ricorrente.

È significativo il fatto che, nel finale di Elden Ring, quando siamo appunto lì con Ranni, lei sottolinea questo aspetto: il consorte eterno. Allunga la mano con l’anello verso il Senzaluce e lì si chiude il filmato, come ben ricordate se avete giocato Elden Ring.

Ranni allunga la mano dove avevate in precedenza messo l’anello al suo dito e vi invita a seguirla in questo viaggio, in qualità di suo consorte eterno. Quindi ci sono dei parallelismi interessanti.

Poi, detto questo, se siamo davanti a un elemento effettivamente voluto e pensato forse no. Qui si aprono anche dei discorsi curiosi. In uno dei video che ho caricato di recente si parlava per esempio di una fonte esplicita dichiarata proprio da Hidetaka Miyazaki. In un’intervista ha detto che si sono ispirati a Eternal Champion di Moorcock. Quindi li siamo davanti una fonte esplicita. In molti altri casi ci sono fonti non dichiarate ma evidenti. E in questo senso un sottofondo cristiano c’è sicuramente, perlomeno a livello epidermico, superficiale. Parlare di apostoli, mettere una mitria in testa una tartaruga, avere delle chiese che hanno anche una pianta che ricorda molte Chiese cristiane eccetera eccetera siano elementi espliciti.

Molti hanno fatto anche una serie di parallelismi, parlando di Marika, Radagon e la Grazia come una sorta di corrispettivo della Trinità. Insomma, ci sono tante prospettive: le ho citate nel libro. Quando uscirà potrete vedervi un po’ il quadro completo con la ricostruzione di questo elemento. Effettivamente siamo molto in un’ottica di interpretazione, però è una cosa curiosa Anche questo è il bello di un’opera come Elden Ring: siamo davanti a un’opera molto ricca, molto sfaccettata, dove si può anche andare a spaziare in vario modo, come abbiamo fatto in questo caso.

Eternal Champion: uno dei libri che ha ispirato Elden Ring

NOTA: Questo articolo è una trascrizione di un video presente sul mio canale YouTube. Realizzo queste trascrizioni per coloro che hanno bisogno di cercare (o citare) facilmente un punto specifico del video. O che preferiscono la lettura all’ascolto.

Rispetto al video il testo è leggermente modificato per rendere la lettura più scorrevole. Visto che l’originale è un video – quindi un contenuto discorsivo – non ha ovviamente lo stesso grado di approfondimento di un contributo pensato per essere in forma scritta. Per quelli vi rimando all’elenco delle mie pubblicazioni.

Video: Eternal Champion: uno dei libri che ha ispirato ELDEN RING

Bene signore e signori siamo qui per parlare di uno dei libri che hanno ispirato Elden Ring e in generale Hidetaka Miyazaki. Se non mi conoscete Io sono Francesco Toniolo, sono un professore universitario esperto di videogiochi.

Tra le varie cose ho scritto due libri proprio sui Souls, anzi sui vari giochi di FromSoftware legati alla serie: “Queste anime oscure” e poi “Le nuove anime oscure“, andate a comprarli, date un occhio.

Tra non molto uscirà un mio libro proprio su Elden Ring [nota: il libro nel frattempo è stato pubblicato, si chiama Interpretare Elden Ring], legato all’interpretazione di questo videogioco che ha chiaramente tutta una serie infinita di possibilità interpretative molto interessanti, meritevoli di essere approfondite.

Quindi sarà una sorta di grande guida di panoramica all’aspetto interpretativo, non strettamente legata alla lore ma a tutto ciò che dalla lore va a emergere come visione del mondo. Mentre scrivevo questo libro, ovviamente, ho riguardato tutta una serie di informazioni legate appunto a Elden Ring con i suoi annessi e connessi.

Una questione particolare che è saltata all’occhio è quella appunto delle ispirazioni dichiarate. Ce ne sono tante anche chiaramente non dichiarate che ritornano nel tempo. Banalmente Berserk di Miura, e qui siamo d’accordo.

Però appunto in un’intervista Hidetaka Miyazaki aveva citato alcune delle ispirazioni da cui era nato Elden Ring. Tra queste c’era, ed è abbastanza ovvio, il caro Tolkien col suo Signore degli anelli e soprattutto Il Silmarillion, tutta la parte ancestrale. Lì c’è molto da dire e in questo libro che sto scrivendo ne parlo tanto quindi tenetelo anche d’occhio.

Nel frattempo se non l’avete già fatto potete portarvi avanti in termini di curiosità potete guardare “Queste anime oscure” e “Le nuove anime oscure” che sono i miei libri che ho scritto sui Souls. C’è anche un capitolo in entrambi su Elden Ring. Uno sulle rovine: la questione delle rovine e il passato di Elden Ring scritto con Stefano Caselli. Un altro sui funghi in Elden Ring sempre con Giulia Martino.

Comunque dicevo, Tolkien è piuttosto ovvio. L’altro nome mi ha stupito. Non tanto per il fatto che venisse citato, ma per il fatto che quasi nessuno ne ha parlato. Cioè, cercando, sì c’è qualche conversazione su Reddit che lo cita, ma la maggior parte delle fonti si è limitata a dire “ah Miyazaki ha detto di aver citato questa cosa, di averlo preso come ispirazione”. Che cos’è?

È questo libro qui di Michael Moorcock: The Eternal Champion, che è il primo libro di una serie di Moorcock, che sono tre volumi di base ma in realtà si collega in modo più ampio a tantissime altre opere di Moorcock. Qui va proprio a esplicitare una sorta di metaverso. Ecco che si ha un personaggio che attraversa vari universi, che sono in qualche modo collegati tra di loro.

Diciamo tanto brevemente quella che è la storia, perché almeno in Italia non è così noto. C’è un signore (John Daker), un uomo della nostra realtà più o meno noi contemporaneo, che una notte, improvvisamente, inizia ad avere questi sogni dove c’è una voce che lo chiama. Lo chiama con un altro nome (Erekosë) e si trova poi sostanzialmente trasportato, traslato, in quest’altro mondo. Non si capisce se sia un passato estremamente remoto, se sia un futuro estremamente remoto, se siamo sempre nella sulla nostra terra, se sia una terra parallela, se sia un ibrido tra queste cose…

Si ritrova in questa tomba di un antico eroe che, come diceva il mito, si sarebbe risvegliato nel momento di massimo bisogno per l’umanità. Perché l’umanità è in guerra contro un’altra specie: gli Eldren. Essi sono presentati come malvagi, infingardi, traditori, pericolosissimi.

E allora ecco che il re dell’umanità, che ha radunato tutte le tribù e i popoli dell’umanità, per unirsi contro questa minaccia, risveglia questo campione. Erekosë inizia a fare tutta una serie di combattimenti. Nel frattempo scopre che, in realtà, gli umani sono poco più che bestie, mentre invece quest’altra specie, gli Eldren, sono creature non solo molto più avanzate ma anche con un’etica e una morale molto superiore.

Il loro agire è inconcepibile per quelli che sono gli standard umani. Gli Eldren hanno in realtà una tecnologia molto più avanzata, ma accettano di giocare ad armi pari, andando a combattere con archi, lance e cannoni. Le armi che hanno anche gli esseri umani. E a costo anche di essere sterminati loro non cambiano questa cosa qui.

Gli Eldren non cercano il conflitto, in realtà sono semplicemente interessati a starsene per per i fatti propri. Sono esseri immortali quindi ricordano anche il tempo in cui gli esseri umani arrivarono su questo pianeta e ci fu una sorta di lotta apocalittica, con armi di distruzione di massa da entrambe le parti.

Dopo tutta una serie di vicissitudini, il campione cerca di trovare un accordo tra le due parti, in vario modo. Fino all’ultimo cerca la pace. Poi, alla fine, prima inizia a sterminare gli Eldren, mosso proprio da una sorta impeto di rabbia, senza rendersene conto. Gli ultimi sopravvissuti si sono rintanati nella loro capitale. Ed Erekosë a un certo punto cambia radicalmente prospettiva.

Per una serie di ragioni cambia schieramento. Convince questi Eldren a recuperare queste antiche armi. Così l’esercito degli umani, questo milione di soldati, in un’ora viene spazzato via da questa potenza. Poi lui non si ferma: va ad annientare qualsiasi umano rimasto sul quel pianeta, perché ha capito che non può esserci pace finché una delle due parti non si sarebbe estinta. Ma immagina che, estintisi gli Eldren, probabilmente tutte le tribù umane avrebbero ripreso a farsi guerra tra di loro. Invece gli Eldren sono disinteressati in realtà al conflitto.

Quindi immaginiamo, prospettiamo questo lungo periodo di pace. Eterno forse no. Qui si chiude il discorso del libro con questo interrogativo: un domani, in un futuro remoto, potrebbero ritornare in realtà gli esseri umani su questo pianeta.

Qui ci si torna anche alla concezione ciclica del tempo che viene presentata dagli Eldren che è un aspetto interessante rispetto a Elden Ring, che abbiamo un attimo messo da parte, ma su cui adesso torniamo.

Un’ultima cosa: mentre Erekosë vive tutto ciò, capisce che è questa sorta di campione eterno, quindi un’entità oltre il tempo lo spazio, che volta per volta va a incarnarsi in tutta una serie di eroi, di condottieri, di guerrieri che sono chiamati a combattere determinate battaglie in contesti volta per volta differenti. Infatti due libri successivi viene di nuovo trasportato in altri mondi.

Comunque per quello che dobbiamo dire su Elden Ring ci basta questo. Probabilmente un po’ di persone che hanno giocato al gioco potrebbero anche avere iniziato a pensare che, in effetti, già all’inizio del gioco, quando c’è questo ritorno dei Senzaluce, potrebbe somigliare al campione eterno. Quindi il risveglio del campione, chiamato nel momento del bisogno. Cosa che in Elden Ring è un po’ più diluita.

Perché in Eternal Champion viene chiamato, nello specifico, questo singolo individuo, Erekosë. In Elden Ring invece abbiamo diversi Senza luce. Molti i chiamati, pochi gli eletti. Uno di loro alla fine diventa il nuovo sovrano, però molte persone sono appunto chiamate questo incarico.

Inoltre non è un tema così specifico, perché qui siamo nell’ottica di quello che è questa sorta di grande mito, di grande racconto, che troviamo in tutta una serie di contesti. Si chiama “il re nella montagna”.

Questa idea del re, dell’antico sovrano dormiente, che un giorno ritornerà nel momento in cui il suo popolo affronterà il massimo pericolo. Si vede spesso con Re Artù per esempio. C’è molto questa idea nella tradizione arturiana, come re dormiente, re nella montagna, che appunto un giorno tornerà a ribaltare le sorti del suo regno.

Quindi siamo più o meno in quell’ottica lì, sia con Eternal Champion di Moorcock sia con Elden Ring. In questo caso non parliamo di sovrani, o meglio, parliamo di persone che sono sovrani in potenza. Potenzialmente possono diventare sovrani. I molti dei finali si arriva a occupare il trono. In altri c’è comunque questo senso di regalità, anche in quello di Ranni, l’unico un po’ a parte insieme a quello della fiamma frenetica.

Ecco questa chiamata alla regalità è un concetto abbastanza ampio, trasversale, quindi forse non serviva scomodare nello specifico Eternal Champion.

Però ci sono altre cose interessanti che citavo anche prima. Questo aspetto della visione ciclica del tempo: c’è proprio un passaggio in particolare che è interessante, dove c’è una principessa degli Eldren che dice che, per il suo popolo, passato e futuro sono dei concetti abbastanza relativi, su cui non vanno perderci troppo tempo. Perché per loro il tempo è ciclico, proprio nel senso che in tempi molto remoti ciò che era tornerà a essere, quindi appunto passato e futuro sono in un certo senso la stessa cosa.

E aggiunge che loro hanno delle storie, hanno una storia. Però la storia non è il tempo, c’è una distinzione molto interessante, che aprirebbe centomila discorsi anche su tutta la concezione storiografica. E anche su Elden Ring ha molto da insegnarci anche quest’ultimo fatto.

Perché effettivamente, se ci pensiamo, tutte le teorie di cui vi parlavo, tutte le interpretazioni che partono dalla lore e del suo significato, del suo messaggio, che non è affatto banale perché veramente si può declinare in tanti modi, derivano anche da assunti di storie che vengono raccontate, tramandate, spesso in versione di frammenti, lacerti, tasselli sparsi.

Come sa benissimo ha giocato sia Elden Ring sia Dark Souls e gli altri videogiochi di Hidetaka Miyazaki. Il tempo effettivamente non è l’ordine cronologico degli eventi. Lo si spiega a posteriori in modo da dare un senso unitario al concetto di tempo. Certo poi, visto che si tratta di un’opera di finzione, quindi che c’è dietro un genio creativo, una mente che ha dato un ordine, immaginiamo che quell’ordine abbia una sua coerenza, per quanto difficile da ritrovare. E che quindi quelle tracce che troviamo diano effettivamente un senso al tutto, che siano parti di un insieme unitario. Per questo si va a interpretarle. Però attenzione. Bisognerebbe ricordare anche che non è così scontato, non è così banale.

Il tempo ciclico chiaramente è un altro un elemento che ritorna tantissimo nei vari Souls. C’è questa idea di una sorta di di ciclicità continua tra passato e futuro. Quindi il passato e il futuro vanno a rincorrersi. Nell’ottica che presentano gli Eldren. Per loro il futuro torna effettivamente a essere il passato.

Prendiamo banalmente anche Dark Souls come esempio. Ravvivare la fiamma cosa vuol dire? Si va a riproporre volta per volta un ciclo che è anche visto in un’ottica degradante, degenerativa. Il mondo rimane intrappolato in questa cosa: non è una visione positiva di ciclicità, al contrario del rinnovamento stagionale, che è molto comune a tante visioni anche del passato. E anche le età del mondo seguono questo ciclo, e quindi può esserci un peggioramento, ma poi a un certo punto ecco che torna l’età dell’oro.

Qui in Dark Souls è difficile vedere questa cosa. A seconda dei vari finali, di come si vanno a interpretare, si vede in Dark Souls una degenerazione progressiva. Questa stagnazione si lega molto anche all’idea dell’acqua stagnante che Sekiro ha esplicitato forse più di tutti gli altri videogiochi FromSoftware. Quest’idea è molto presente in quella che è la tradizione giapponese. Quindi anche qui non stiamo dicendo nulla di nuovo sono grandi archetipi.

In Elden Ring, se non ci mettiamo esplorare questo mondo andiamo su quelli che sono i finali più semplici da raggiungere, più diretti. Soprattutto il finale diciamo standard, effettivamente fa ripartire un ciclo in cui non abbiamo risolto niente. Quindi sì, ci sarà il nuovo Lord, alcune cose ripartiranno, ma l’Interregno rimane un posto che cade un po’ a pezzi. Volendo, uno potrebbe anche dire che magari pure altri finali sono in un’ottica di un ciclo più ampio, che ha delle fasi più ampie e dilazionate.

C’è poi l’idea del campione eterno che è interessante. Se vogliamo, è un po’ anche una una possibilità interpretativa per coloro che hanno sempre avuto questa sorta di grande sogno: di mettere insieme tutti i mondi di FromSoftware in un unico universo narrativo.

Ci sono teorie anche abbastanza affascinanti, per quanto difficili da portare avanti. Però appunto a volte la fascinazione intellettuale ci porta comunque verso queste riflessioni. Quindi, ripeto, prendetele per quello che sono, cioè delle suggestioni. Però sono interessanti. Proviamo a pensarci. Abbiamo questa figura, questo campione eterno, che va a incarnarsi volta per volta in tutta una serie di eroi, di condottieri, in mondi differenti, in contesti differenti, quando c’è bisogno di lui.

E se ci pensate questa cosa effettivamente avviene non solo nei giochi FromSoftware… se vogliamo uscire fuori di metafora è il giocatore. Il giocatore ha esattamente questo ruolo: volta per volta va a incarnarsi, appunto, in quello che è l’avatar dello specifico videogioco. In questo caso del mondo di FromSoftware. Va a portare a termine un compito per cui viene appunto chiamato, evocato, nel momento in cui c’è una fase di passaggio, un ciclo da rinnovare o da spezzare.

Se vogliamo togliere questa cosa del giocatore e rimanere nell’ottica di quello che il mondo diegetico, narrativo, di questi giochi… beh anche l’elemento delle evocazioni ci porta comunque verso quest’ottica. Pensiamo al caso forse più facile, più immediato: Solaire in Dark Souls. Noi portiamo a termine tutta la sua quest, lui sopravvive fino in fondo ecc. Poi cosa succede? Si dice no che tornerà nel suo mondo e lì sarà lui a ravvivare la fiamma. Quindi vuol dire che abbiamo, anche in quel caso, tutta una serie di realtà alternative, parallele, che però in qualche modo riescono a intrecciarsi. Qui abbiamo dei guerrieri, dei condottieri, che possono in determinati contesti e situazioni passare da un regno a un altro, da un mondo all’altro, da un contesto all’altro.

Questo era per dirvi due parole sul libro di Moorcock, che come detto è un’ispirazione dichiarata citata da Miyazaki stesso.

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